« La psicologia si occupa dei "giochi" della mente: studia le partite che le persone giocano fra loro
e le neuroscienze studiano i mezzi con cui giocare: un bastone può servire al battitore per colpire la palla che il lanciatore gli lancia in una partita di baseball, ma lo stesso bastone può servire a qualcun altro per rompere la faccia di un amico. »
Luciano Mecacci

martedì 10 novembre 2009

Il tempo non esiste, c'è un unico presente perpetuo.

Claude Chabrol è stato uno dei registi simbolo di quel nuovo modo di fare cinema che trova espressione nella nota etichetta della Nouvelle Vague, e che ha visto riuniti, oltre allo stesso Chabrol, registi quali Truffaut, Godard, Rohmer e Rivette, tutti accomunati dall’aver cominciato a occuparsi di cinema scrivendo articoli e saggi sulla rivista Cahiers du Cinèma. Questi giovani andavano prefigurando un tipo di cinema personale, nel quale la cinepresa potesse essere utilizzata con la stessa semplicità e libertà con la quale il romanziere e saggista usano la penna. Lo slogan del gruppo di critici e registi diventa allora quello della “politica degli autori”:

  1. Esiste un solo autore di film, il regista. Viene negata ogni paternità creativa allo sceneggiatore.
  2. Certi registi sono autori, altri non saranno mai considerati tali anche se realizzano un buon film.
  3. Non esistono opere, ma solo autori. Solo la regia, definita come sguardo dell’autore, viene tenuta in conto.
Il regista sembra condurci verso una questione che ritorna: la colpa può trasmettersi di generazione in generazione? Quali effetti può produrre una colpa non espiata per il colpevole, ma anche per i suoi discendenti? Chi è colpevole? Colui che commette il crimine o colui che se ne accusa? E colpevole di cosa?

L’altro grande tema che emerge sin di primi film è il rapporto col tempo. Nel cinema di Chabrol, presente e futuro sono condizionati dall’incancellabilità del passato, non c’è possibilità per i soggetti di trovare un proprio posto ed una propria identità singolare, ma solo ingranaggio, indifferenziazione tra le generazioni.

Non si può non citare, inoltre, l’elemento del crimine, ogni volta si concretizza sullo schermo in forma necessaria. Chabrol scopre che, osservato dall'altra parte dello specchio, il mondo umano gli si rivela in tutta la sua drammatica ambiguità.

La famiglia rappresentata da Chabrol è senza alcun dubbio la famiglia borghese, quella borghesia di provincia della quale il cineasta propone una sorta di satira attraverso uno sguardo caustico ai suoi problemi sentimentali, finanziari e metafisici. E le atmosfere un po’ claustrofobiche della provincia diventano l’ideale scenario naturale delle sue riprese, che gli impongono spesso accorgimenti tecnici in grado di rendere conto dell’atmosfera che intende creare. È Chabrol stesso ad ammettere di preferire gli scenari naturali. Esempio: "Il fiore del male" prevede una scena in cui due donne trascinano un corpo verso una scala. «Quando mi raffiguravo mentalmente la scena, il movimento andava da sinistra a destra, nel senso della lettura. Ho trovato uno scenario naturale fantastico solo che, su uno sfondo di questo tipo, le sue due donne non potevano avanzare nel senso della lettura, ma in senso inverso. Il senso della lettura è il senso naturale della visione.»

«.. il tempo non esiste,

c'è un unico presente perpetuo ..»

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