« La psicologia si occupa dei "giochi" della mente: studia le partite che le persone giocano fra loro
e le neuroscienze studiano i mezzi con cui giocare: un bastone può servire al battitore per colpire la palla che il lanciatore gli lancia in una partita di baseball, ma lo stesso bastone può servire a qualcun altro per rompere la faccia di un amico. »
Luciano Mecacci

venerdì 4 giugno 2010

Cambiamenti climatici e psicologia

I cambiamenti climatici stravolgono l'equilibrio del pianeta, ma anche quello dei singoli individui, impreparati a disastri ambientali. "La psicologia e gli psicologi possono offrire strumenti importanti per gestire le sfide attuali e future di un mondo contraddistinto dalla crescente complessita'". Lo ha spiegato Truett Anderson, scienziato impegnato nella promozione del ruolo della Psicologia sociale per affrontare i problemi del Global Impact Warning, che ha tenuto a Roma, una Lectio magistralis, all'Accademia Filarmonica, in un incontro promosso dall'Ordine degli Psicologi del Lazio.

"Siamo tutti colpiti - ha detto il vice presidente dell'Ordine degli Psicologi del Lazio, Paolo Cruciani, aprendo l'incontro - dai numerosi disastri ambientali che stanno stravolgendo l'equilibrio del pianeta, l'ultimo è la marea nera nel Golfo del Messico. Come Ordine abbiamo sentito l'urgenza e la necessità di fermarci a riflettere sul futuro della nostra terra e le responsabilità degli uomini, ascoltando le analisi e le suggestioni del professor Truett Anderson".

Nella sua lezione, poi, l'esperto americano ha chiarito la responsabilità sociale della psicologia e i suoi compiti di fronte ai grandi cambiamenti climatici, capaci di modificare la vita sulla terra e suscitare profonde ansie nelle persone.
Tre sembrano - secondo la sua analisi - le grandi questioni a cui dare risposte. La prima: smontare gli aspetti emozionali spesso terroristici della comunicazione, legati alle grandi modificazioni ambientali, che possono essere utilizzati per esercitare vere e proprie forme di repressione a livello sociale. La seconda: prevenire le risposte irrazionali delle persone che possono scatenare azioni primitive e violente o profonda disperazione. La terza: favorire una mentalità aperta collegata a responsabilità politica e morale, per maturare la consapevolezza che noi siamo la navicella, noi stessi siamo la terra, ad essa biologicamente integrati. Qui sta la dimensione strategica della psicologia, che dovrebbe essere promossa fin dai primi livelli della formazione, con un servizio diffuso di psicologia scolastica.
"Tutti i cittadini del pianeta terra - ha sottolineato Anderson - hanno bisogno di una nuova forma di alfabetizzazione emozionale, che permetta loro di comprendere che viviamo nell'era dell'Antropocene, così definita dal premio Nobel Paul Crutzen, membro dell'Accademia Mondiale dell'Arte e della Scienza. Perché gli esseri umani per la prima volta nella storia del pianeta sono divenuti la variabile più importante che impatta non solo gli esseri umani, ma tutte le forme di vita del pianeta".
Se gli esseri umani rimangono "ciechi e ignari di questa loro micidiale potenza le conseguenze saranno catastrofiche per tutti. La psicologia e gli psicologi - ha concluso Anderson - possono offrire strumenti importanti per gestire le sfide attuali e future di un mondo contraddistinto dalla crescente complessità".

"Si tratta dell'evoluzione della specie umana e della sua capacità di comprensione e di gestione dell'impatto che abbiamo su noi stessi, gli altri e tutte le forme viventi. E' necessario comprendere, a tutti i livelli di responsabilità, come si possono affrontare le sfide attuali, tra le quali spiccano il riscaldamento del pianeta, l'uso delle risorse e ancor più l'identità e il senso di appartenenza degli esseri umani al sistema terra e alla complessa trama della vita".

Fonte: http://www.adnkronos.com/

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