« La psicologia si occupa dei "giochi" della mente: studia le partite che le persone giocano fra loro
e le neuroscienze studiano i mezzi con cui giocare: un bastone può servire al battitore per colpire la palla che il lanciatore gli lancia in una partita di baseball, ma lo stesso bastone può servire a qualcun altro per rompere la faccia di un amico. »
Luciano Mecacci

mercoledì 16 settembre 2009

Il modello della covariazione di Kelly

Il modello della covariazione di Kelly costituisce un esempio emblematico di come l’individuo, elaboratore attivo di informazioni possa essere descritto dalla metafora dello scienziato ingenuo. Prima di giungere al giudizio causale su un effetto (un accadimento, il comportamento di una persona), l’individuo compie una serie di osservazioni, rileva la sua covariazione sulla base di più cause potenziali e attribuisce l’effetto alla causa con cui covaria maggiormente. Quest’operazione cognitiva avviene sulla base di tre principi informativi: la distintività, la coerenza temporale e nelle modalità, il consenso. Secondo Kelly per decidere quale sia la causa di quest’effetto ragioniamo secondo le seguenti modalità.
  • Distintività. L’effetto si produce solo quando l’entità è presente e non si manifesta quando l’entità è assente? Il fatto di non aver capito la lezione è legato al docente particolare di questa mattina o anche ad altri docenti?
  • Coerenza nel tempo e nelle modalità. L’effetto si manifesta allo stesso modo tutte le volte in cui l’entità è presente? Non capire la lezione riguarda solo la lezione di oggi o succede sempre così?
  • Consenso. L’effetto viene percepito da tutte le altre persone come dipendente dalla presenza dell’entità? Gli altri studenti condividono la stessa esperienza di non capire le lezioni di questo particolare docente?
Se siamo in grado di concludere che l’effetto che vogliamo spiegare (il fatto di non capire la lezione) si manifesta ogni volta (alta coerenza) che quel particolare docente (l’entità) è presenta (alta distintività) e che i nostri compagni di corso sono d’accordo con noi (alto consenso) allora compiamo un’attribuzione causale disposizionale del tutto a carico dell’entità in questione (il docente). Le evidenze raccolte a sostegno del modello di Kelly mostrano che non tutti e tre i fattori hanno lo stesso peso lo stesso potere predittivo nelle spiegazioni causali: le persone preferiscono avere informazioni circa la coerenza nel tempo con cui l’effetto si manifesta rispetto alla distintività e il consenso risulta essere il fattore meno utilizzato.

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