"Le parolacce usate dai genitori nel rapporto con i figli lasciano il segno. Perché sono il sintomo, percepito dai bambini e dagli adolescenti, di uno scarso rispetto e influiscono sull'autostima". Lo spiega Anna Oliverio Ferraris, docente di psicologia dell'età evolutiva all'università Sapienza di Roma, che commenta la sentenza della Cassazione secondo la quale insulti e imprecazioni utilizzati con i figli non sono educativi, ma visto il loro uso comune, non si può punire severamente il genitore che ne fa uso.
Secondo l'esperta l'uso del turpiloquio non può essere riabilitato dal fatto che si impiega correntemente. "E' vero che alcune parole perdono il loro peso quando troppo inflazionate, come nel caso di 'deficiente' o 'cretino'. Ma possono essere dannose sia perché i figli si sentono autorizzati a usare lo stesso linguaggio, sia perché essere trattati con termini volgari e insultanti rende difficile il rapporto con i genitori, incrinandolo".
Tutto questo, insieme alla difficoltà di sviluppare una sana autostima, non favorisce la crescita psicologica ottimale. "Ovviamente - continua la psicologa - la legge non può intervenire su tutto. E' evidente che non si può punire in questi casi. Ma ciò non vuol dire che questi atteggiamenti non abbiano conseguenze anche pesanti sui figli".
«Datemi genitori migliori
e vi darò un mondo migliore.»
(Aldous Huxley)
e vi darò un mondo migliore.»
(Aldous Huxley)
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